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L’Inghilterra incorona un ingegnere tricolore: Marzia Bolpagni

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Nomen Omen. Un nome, un destino.  Si chiama Marzia Bolpagni – combattiva come vuole Marte – l’ingegnere trentatreenne fresca di vittoria del britannico Women of the Future, premio che finisce nel già ricco palmares. Uno sguardo a quanto accaduto nel 2021: è stata nominata  Giovane Ingegnere dell’Anno dalla Royal Academy of Engineering, Professionista Emergente dell’Anno dall’Associazione di Consulenza ed Ingegneria inglese (ACE), Inspiring Fifty l’ha inclusa tra le 50 donne più influenti nella tecnologia in UK (alla premiazione era presente Hilary Clinton). Una stella in Inghilterra, dove vive da quattro anni, ma poco conosciuta in Italia dove è nata e si è formata, in ingegneria edile-architettura all’Università di Brescia con Dottorato al Politecnico di Milano. 

Forbes rilancia questa fuoriclasse che guida l’implementazione digitale internazionale in Mace, colosso con un fatturato pre-Covid pari a 2,7 miliardi di euro e cui si deve – per citare una struttura pop – la  ruota panoramica London Eye. 

Bolpagni è l’ottava ospite della serie #ZetaMillennials ad alto contenuto tecnologico.

I passi chiave dell’intervista

Il settore delle costruzioni è responsabile del 40% delle emissioni di CO2.  La digitalizzazione dei processi di costruzione che impatto potrebbe avere  sulla riduzione di emissioni? 

Entro il 2050 il pianeta conterà 10 miliardi di persone di cui il 70%  nelle città. L’impatto del settore delle costruzioni sarà molto forte. Faccio un esempio. Alla COP26 e’ stato spiegato che per un edificio commerciale di nove piani, sostituire una facciata in alluminio con una mista alluminio-legno ha lo stesso impatto ambientale di 350 persone che passano ad una dieta vegana per due anni e mezzo. Il settore delle costruzione e’ altamente imprevedibile mentre per rispondere alla crisi climatica è necessario un processo prevedibile e controllato, simile a quanto accade nella manifattura. La digitalizzazione permette di gestire e controllare questo processo. 

In Italia abbiamo società di ingegneria molto piccole al punto che per lavorare ai progetti più ambiziosi del PNRR dovranno associarsi a colossi stranieri. Un commento.  

Vero. C’è poi un altro grosso problema: la mancanza di una visione strategica sul futuro delle costruzioni. In Inghilterra, ad esempio, c’e’ un mandato governativo per essere “Zero Net Carbon” entro il 2050, questo sta generando iniziative significative per cambiare il modo di costruire e gestire edifici ed infrastrutture.  Senza una visione ben definita e incentivi legati alla domanda di grandi opere, è difficile cambiare la strutture organizzativa delle società. 

In tema di digitalizzazione delle costruzioni, l’Italia dove si colloca?

Potrebbe sorprendere, ma l’Italia da diversi anni ha stabilito mandati governativi che i cugini francesi, ad esempio, ancora non hanno. Inoltre ci sono norme italiane specifiche in materia (create da UNI, ente italiano di Normazione) che altri Paesi non hanno. Forse quello che manca in Italia e’ un’agenzia di supporto al mandato governativo. Tuttavia il nostro Paese ha un grosso potenziale soprattutto quando si pensa all’uso della digitalizzazione per preservare l’ambiente costruito o per analisi sismiche. Servizi che possiamo esportare in tutto il mondo.

Nel 2021 ha vinto l’edizione britannica dell’Inspiring Fifty. Parteciperà anche all’italiano Inspiring Fifty ?

Per la verità, AssoBIM aveva trasmesso la mia candidatura al gemello  italiano, poi non s’è saputo più nulla. Per dire che spesso il problema non siamo noi, ma il sistema. In questo caso, una professionista che in UK vince diversi premi, nel proprio Paese non riceve neppure un messaggio di ringraziamento per essersi candidata. Non lo dico con spirito polemico, ma solo per invitare i giovani a guardare oltre i confini e a non fermarsi alla prima porta chiusa.

E’ cresciuta a Brescia, città di provincia ma dal dinamismo metropolitano. Vivere nella Leonessa cosa ha voluto dire?

Brescia e’ riconosciuta come citta’ di grandi lavoratori e durante l’emergenza sanitaria anche di “innovatori”, penso, per esempio, a quanto fatto da Cristian Fracassi e dal suo team (ndr hanno trasformato una maschera da sub in un respiratore). A questa città devo una formazione eccellente, aggiungo che fin da piccola ho avuto la possibilità di confrontarmi con la diversità frequentando la scuola Audiofonetica. Ad oggi una delle mie migliori amiche è sorda e questa diversità mi ha arricchito aiutandomi ad apprezzare il talento delle persone al di là dei limiti fisici e culturali.

Anna Franini
Anna Franini
Anna Franini, giornalista di Forbes e il Giornale. Scrive storie di Leadership, Imprenditoria, Innovazione. Intervista fondatori di aziende miliardarie, Premi Nobel, Breakthrough, Academy Awards, Pulitzer, Pritzker.
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