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Bergamo, quando l’imprenditorialità è nel Dna

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Di sopra o di sotto, valli o pianura: non conta. Bergamo è la dimostrazione che l’imprenditorialità è scritta nel codice genetico di un territorio. A fronte di  1,1 milioni di abitanti si contano 111 grandi imprese e  ben 4.135 Pmi, il 97,4% del totale delle aziende. Più di quattromila piccoli giganti nati per gemmazione, per lo più  originati dalle grandi aziende  e dal desiderio di conquistare l’indipendenza per sviluppare una propria visione, assumendosi i rischi del caso. “Spin off che tra l’altro spesso sono state caldeggiate dalle stesse grandi imprese che così hanno potuto tessere una filiera” osserva Oscar Panseri presidente di Piccola Industria di Confindustria Bergamo e al timone di Chimiver, impresa chimica di Pontida da 30milioni di fatturato. 

Le pmi bergamasche contribuiscono con  4.8 miliardi al valore aggiunto della provincia (8.7 miliardi) incidendo così per il 55,5%. Una provincia vitalissima, tra le eccellenze nazionali come ricordano i volumi produttivi che nel 2021 sono cresciuti del 7% rispetto al 2019, sopra la media lombarda del 4%;  la produzione industriale (+17,4%) ha performato più che a livello regionale (+15,6%) e nazionale (+11,8%).  Numeri da record nella  Bergamo – tra l’altro – colpita dal Covid prima e più che altrove: sono il frutto di uno spirito reattivo che negli anni ha contribuito a proiettare Bergamo tra le campionesse d’Europa nell’industria manifatturiera avanzata.

Il tratto distintivo dell’imprenditoria orobica è l’articolazione in più cluster che indichiamo in base al parametro del fatturato e del valore aggiunto: macchinari e veicoli (7.2 / 2 miliardi), metallurgia e prodotti in  metallo (quasi 6 miliardi/ 1,9 miliardi ), chimica- farmaceutica (più di 4 miliardi/ 1 miliardo valore aggiunto), gomma-plastica (3,2 miliardi/ quasi 1 miliardo), elettronica-Informatica (2,7miliardi / 743 milioni), agro-alimentare (2,1 miliardi/531 milioni), tessile e moda (quasi 2 miliardi/532 milioni), legno e mobili  (629 milioni/ 159 milioni), carta e stampa (571 milioni/ 161 milioni).

Ci si chiede perché il reparto gomma prosperi nell’area del Sebino e il tessile in Val Seriana mentre la chimica, per menzionare un altro cluster,  nell’isola. Qual è il detonatore del fenomeno? “Il tessile  – continua Panseri – è fiorito in Valseriana perché all’alba del Novecento tante famiglie svizzere vi avevano trasferito le loro produzioni così da utilizzare i corsi fluviali per il raffreddamento e la produzione di energia, s’aggiunga la consapevolezza di attingere a una comunità operosa”. La mente va ad Agordo, lassù fra le guglie dolomitiche, dove Leonardo Del Vecchio decise di gettare il seme che diventò Luxottica; a incoraggiarlo, oltre a un terreno offerto a chi avviasse un’azienda, l’etica del lavoro della comunità locale. 

Il polo chimico si è sviluppato nell’isola bergamasca, un’area di 21 comuni tra cui Sotto il Monte laddove nacque Papa Giovanni XXIII. A forma di triangolo, a sud interseca l’autostrada A4, a Ovest costeggia il fiume Adda, la  salvezza di Renzo promesso sposo, a Est è delimitato dal Brembo, a Nord c’è Pontida dove i comuni lombardi avrebbero fatto (non tutti gli storici concordano) un patto di sangue contro Federico Barbarossa. “Fu determinante l’arrivo di Bayer e parte di un’industria milanese in cerca di spazi poi trovati al di là dell’Adda. Così come la Valle Imagna è sede di aziende legate al legno per via della presenza, un tempo, del magut il muratore bergamasco poi convertitosi alle costruzioni in  legno”. 

Alla base dei successi dell’imprenditoria bergamasca c’è una resilienza alla massima potenza, “la reazione al covid l’ha dimostrato. Lo spiego con un esempio. Un venerdì mi interpellarono per l’ospedale da campo poi costruito in tempi da record. Bisognava adattare il pavimento preesistente a un contesto medico. Telefonai a Paolo Limonta, e il sabato pomeriggio in fiera c’era il materiale necessario, offerto gratuitamente, più il personale per montarlo. Ecco questa è Bergamo. S’aggiunga che l’imprenditore bergamasco è fantasioso, il numero dieci in ambito calcistico. Altro fattore: segue tutti i processi all’interno delle aziende; Alberto Bombassei, per dire, è partito  sporcandosi le mani al tornio, oggi conosce tutti i processi della sua creatura, approccio che ha portato Brembo ad essere leader mondiale dei sistemi frenanti. Altra caratteristica è la solidità finanziaria che tanto deve al motto “azienda ricca e famiglia povera”.

Quanto alle infrastrutture, è determinante la presenza alle porte della città di un aeroporto, tra l’altro terzo scalo italiano per numero di passeggeri e con un peso del 7% sul Pil locale. E’ intitolato a Caravaggio, artista geniale quanto maledetto, di famiglia bergamasca seppur nato a Milano dove venne battezzato nella basilica di Santo Stefano. “Dobbiamo però migliorare la viabilità – lamenta Panseri – . Grazie ai fondi del Pnrr, e Bergamo è stata una delle prime province a beneficiarne, ora qui è tutto un cantiere. Va bene il rondò delle valli, va bene il nuovo casello autostradale, ma dobbiamo collegarci urgentemente con Treviglio, da tempo se ne parla senza però deliberare Così, come vanno  migliorati i collegamenti che aprano al Nord Europa, altrimenti rischiamo di esser tagliati fuori dai traffici che contano”.

Altro fattore che concorre ai successi  di questo territorio  è la presenza del Kilometro Rosso, campus d’eccellenza dove convergono marchi, menti e aziende visionarie per fare ricerca, innovazione e impresa. E anche investimenti, nell’ultimo quinquennio, il direttore del KR Salvatore Majorana è stato il timoniere di due fondi milionari. Il primo è Cysero, a sostegno delle imprese della cyber security e della robotica, di qui l’acronimo. I tre padri fondatori sono i capitani d’industria locali Alberto Bombassei, Angelo Radici e Pierino Persico. L’altro è Eureka!, fondo da 62,5 milioni, con focus sulla scienza dei materiali.

Al Kilometro Rosso ha sede Confindustria che tra l’altro, e in particolare dall’annus horribilis del 2020,  registra una media di 35 candidature mensili ad aderire all’associazione.

Dove sta la spada di Damocle? Nel nodo, sciolto sempre troppo tardi,  del passaggio generazionale e di un propensione alla managerializzazione più sentita che in passato ma non da tutti e non quanto sarebbe necessario. “Oggi le competenze chieste a un imprenditore sono talmente tante che da solo difficilmente riesce a sovrintendere a tutti i processi dell’azienda. Il  74% delle nostre aziende, dai tre addetti in su, è controllato da una famiglia o da una persona, per questo il passaggio generazionale va preparato con largo anticipo tutt’uno con la creazione di un gruppo dirigente fatto di collaboratori-manager” (Panseri).

Dici Bergamo e Brescia, la confinante a Est, e pensi al rivaleggiare delle due città, antagonismo che origina nel Medioevo e sfuma nell’epoca mussoliniana con la Pace dell’Oglio. Oggi permangono tracce in qualche battuta sarcastica e nel campo calcistico. Di fatto, si tratta di due sorelle con lo stesso patrimonio genetico, giusto più riservata e austera Bergamo e più leonessa e mondana Brescia, entrambe condividono l’etica del lavoro e l’istinto imprenditoriale, sono regolarmente sul podio dei migliori distretti europei. Ci si augura che  mettano a fattor comune i propri talenti così da dare ancora più forza   ai  prodigiosi territori. “L’avvicinamento si sta realizzando e speriamo che si saldi anche grazie al volano di Bergamo e Brescia  capitali della cultura  2023. Confesso che sogno l’unione delle due Confindustrie” (Panseri). A dire il vero il primo ponte venne costruito nel 1964 dal Festival Pianistico di Brescia e Bergamo patrocinatore di eventi di spessore internazionale ospitati nei due centri. Perché l’arte arriva sempre prima. Speriamo solo che diventi il “prima” di qualcosa.

BOX Dopo Pordenone (3,3%) , Bergamo è la provincia più operosa d’Italia, con un tasso di disoccupazione del 3,5% a fronte della media nazionale del 9,7%. Incarnazione  del primo articolo della Costituzione. 

Quali dovrebbero essere le priorità assolute nell’agenda del neo-Ministro del Lavoro? L’imprenditoria bergamasca ne individua almeno due:

  • Riduzione del cuneo fiscale. E’ sempre più difficile sostenere i continui aumenti dei costi del dipendente. E a maggior ragione oggi, in piena crisi energetica, geopolitica e di reperimento delle materie prime.
  • Reddito di cittadinanza. Va rimodulato e controllato. Tanta difficoltà nel reperire manodopera nasce proprio da questo. Mancano i controlli. 
Anna Franini
Anna Franini
Anna Franini, giornalista di Forbes e il Giornale. Scrive storie di Leadership, Imprenditoria, Innovazione. Intervista fondatori di aziende miliardarie, Premi Nobel, Breakthrough, Academy Awards, Pulitzer, Pritzker.
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