RadiciGroup, azienda tra le vette: bergamasche, di settore e della sostenibilità
“Il futuro sostenibile non è di chi lo immagina, è di chi lo fa”. Il motto – di concretezza bergamasca – intesta l’ultimo bilancio di sostenibilità di RadiciGroup. E’ un libro di 169 pagine, con versione estesa scansionando il codice QR, vestito dei colori della natura, essenziale per forme e parole: la narrazione si àncora a numeri e infografiche che chiariscono anche con il semplice colpo d’occhio l’attenzione ai temi della sostenibilità riservata da questo Gruppo leader nella produzione di intermedi chimici, polimeri di poliammide, tecnopolimeri ad alte prestazioni e soluzioni tessili avanzate. Una multinazionale – guidata dai fratelli Angelo, Maurizio e Paolo Radici – con quartier generale a Gandino, tra le cime di Bergamo, presente in 15 Paesi, con 3.100 dipendenti e oltre 1.543 milioni di euro il fatturato nel 2022.
L’azienda ha messo in moto una serie di iniziative per centrare gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite (SDGs). Ne parliamo con Angelo Radici, presidente di RadiciGroup e artefice di un percorso per la verità avviato in tempi non sospetti.
Il 59% dell’energia che consumate viene da fonti rinnovabili. Ora che traguardi vi date?
Alzeremo l’asticella entro il 2030 incrementando ulteriormente la percentuale di energia elettrica da fonte rinnovabile attraverso partnership strategiche e soluzioni tecnologiche proprie. Stiamo già implementando il fotovoltaico, per esempio a Isola Dovarese, in provincia di Cremona, in un’area industriale dismessa stiamo realizzando un impianto fotovoltaico di 40 mila metri quadrati che produrrà annualmente circa 5 milioni e mezzo di kilowattora. Da sempre siamo attenti alla risorsa idrica. A livello industriale usiamo l’acqua solo per processi di raffreddamento degli impianti impiegando la stessa acqua fino a 60 volte per poi reimetterla nei fiumi in condizioni controllate garantendo la biodiversità. A livello energetico l’acqua alimenta le centrali idroelettriche che forniscono energia alle nostre aziende. Certo, veniamo da lunghi periodi siccitosi, con picchi nell’estate del 2021 alternati a momenti di piogge torrenziali. Per fronteggiare i cambiamenti climatici dovrebbero essere realizzati bacini di contenimento dell’acqua e tutte quelle infrastrutture per evitare sprechi e garantire un corretto utilizzo di questa importante risorsa. E’ un tema urgente.
Siete presenti anche in Paesi meno attenti dell’Europa ai temi della sostenibilità. In Cina, per esempio, come siete percepiti: modelli da seguire o un intralcio poiché dimostrate cosa si potrebbe fare?
La Cina è un Paese dalle grandi contraddizioni, pianifica stabilimenti a carbone e al contempo è leader nel settore della mobilità elettrica. Al netto di questo mi sembra però che siamo percepiti come un esempio da seguire.
Altro tema: il riciclo dei rifiuti.
Fatico a pronunciare questo termine perché per noi gli scarti sono da sempre delle risorse. Da oltre quattro decenni ci occupiamo di riciclo e da un paio di anni abbiamo anche una società dedicata, la Radici EcoMaterials, che recupera il materiale post industrial e post consumer.
Facciamo un esempio concreto per il lettore.
Se abbiamo cascami di nylon delle nostre filature, li recuperiamo e li sottoponiamo a operazioni di riciclo meccanico, per dare vita a un nuovo granulo che, in funzione delle sue caratteristiche tecniche, ritrasformiamo in filo o tecnopolimero.
Avete messo in campo sistemi di misurazione dell’impatto ambientale del prodotto. Parliamone.
La maggior parte dei nostri prodotti è misurata attraverso la metodologia LCA (Life Cycle Assessment) così da rendicontare e verificare l’impatto dei materiali lungo il ciclo di vita. La tracciabilità è un tema fondamentale per aziende “ingredient” e made in Italy come la nostra, auspichiamo però che questa sfida venga colta il più velocemente possibile da tutte le filiere, dall’abbigliamento all’automotive, per portare un’informazione adeguata al consumatore finale. Siamo poi stati scelti da UNECE (United Nations Economic) per realizzare un progetto rappresentativo di tracciabilità delle fibre tecniche, come nylon da recupero, all’interno della loro piattaforma. Lo abbiamo descritto recentemente anche durante il Monitor for Circular Fashion di SDA Bocconi.
Quanto sta facendo il mondo della moda e quanto potrebbe fare per essere più sostenibile? Lo chiedo a Lei che è alla testa di un Gruppo attivo in plurimi settori, può dunque fare raffronti.
C’è ancora molto da fare però è innegabile il crescendo di sensibilità verso questo tema, lo dimostrano anche le normative europee sempre più indirizzate ad assicurare trasparenza, misurazione e consapevolezza lungo tutta la filiera. Noi collaboriamo con marchi importanti per offrire al mercato soluzioni di qualità e rispettose dell’ambiente e delle persone. Stiamo facendo anche importanti progetti di R&D sul tema del riciclo dei capi dimostrando che il tessile può davvero essere più sostenibile.
E veniamo alla gestione sostenibile dei dipendenti. Partiamo dalle nuove leve. Come colmate la distanza tra la formazione fornita dalla scuola e le esigenze di un’azienda che cavalca la quarta rivoluzione digitale?
Con lunghe semine…Abbiamo sviluppato il progetto Education per instaurare e rafforzare relazioni tra il Gruppo e le istituzioni scolastiche sul territorio; per esempio qualche settimana fa siamo andati nel liceo Mascheroni di Bergamo per parlare di sostenibilità così da avvicinare gli studenti a questo tema. Offriamo stage aziendali, universitari, extracurricolari, visite, lezioni e incontri con gli imprenditori del territorio, colloqui di orientamento con il management di RadiciGroup e webinar formativi condotti da esperti. Trovo poi particolarmente efficace la collaborazione con gli ITS, percorsi formativi che credo siano fondamentali e che andrebbero sostenuti sempre di più.
C’entra in tutto questo il progetto Polymer Valley?
Sì stiamo collaborando a questo progetto voluto da Gruppo Materie Plastiche e Gomma di Confindustria Bergamo. Si va nelle scuole del territorio per creare consapevolezza sul mondo della plastica, tocchiamo temi come lo smaltimento, la sostituibilità fino alle alternative e prospettive della plastica e gomma. Questo comparto, non dimentichiamolo, è tra i più significativi e avanzati della nostra provincia. RadiciGroup mette a disposizione le proprie competenze e spazi aziendali per visite e approfondimenti.
Il vostro quartier generale è in una delle aree più operose d’Italia, notoriamente doverista. Nella nostra società pesa sempre più il piatto dei diritti rispetto a quello dei doveri. Qui cosa succede?
Vero, siamo in un’area con un’etica del lavoro molto spiccata lavoro e forte senso del dovere. Allo stesso tempo, anche qui il lavoro viene vissuto diversamente rispetto a decenni fa. La società cambia, e noi stiamo offrendo risposte in linea con il mutare dei tempi, per esempio implementando soluzioni di lavoro agile.
Viviamo una delle fasi più controverse dell’ultimo mezzo secolo. Sull’imprenditoria italiana pesano plurime Spade di Damocle. Quali levano il sonno più delle altre?
La troppa ideologia della nostra Europa di contro all’irruenza di Cina e Usa. I nostri costi, con apice nell’energia, sono aumentati a dismisura, è sempre più difficile essere competitivi, discorso che vale per il mio Gruppo ma anche per i nostri competitor europei. Dobbiamo salvaguardare l’ambiente ma anche la produttività. Rispetto ai due giganti d’Oriente e Occidente stiamo perdendo quote di mercato. L’Europa vorrebbe fare da traino nel cammino verso la sostenibilità, aspirazione encomiabile però devono essere garantiti tempi adeguati e regole del gioco uguali per tutti, anche per i prodotti di importazione.