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Sono sposati da 35 anni, una rarità nel mondo dei vip. La Toscana è il loro rifugio: «Vogliamo crescere i nostri figli in un luogo puro»

Di Sting basta la parola. È una delle rockstar più famose del mondo. E lo riconosce anche chi non ha mai comprato neanche un suo disco perché dai Police fino a ora è sempre rimasto sotto i riflettori dei grandi eventi. Non è solo bravo, è pure affascinante, quindi da trent’anni si aggiudica pure le copertine dei giornali glamour. E anche se il nuovo singolo Can’t stop thinking about you (dal disco 57th & 9th in uscita a novembre) non è un capolavoro di originalità, Sting, vero nome Gordon Sumner, anni 65 appena compiuti, professione artista, è una sorta di enciclopedia vivente degli ultimi quattro decenni di musica leggera.

Ha vinto tanti premi, tanti dischi d’oro e di platino e ha accatastato nel proprio curriculum più tournée da tutto esaurito di quasi tutte le altre divinità della musica leggera. Ma non solo. Tra tutti i «best seller» della musica è uno dei pochi o dei pochissimi che non si sia mai compromesso con storiacce di droga o di sesso. Anzi, è un alfiere della fedeltà coniugale visto che da decenni è sposato con la bella e volitiva Trudie Styler, che è attrice, produttrice e soprattutto signora Sting e madre dei suoi quattro figli (più i due che lui ha avuto dal precedente matrimonio).

Insieme gestiscono il «brand» Sting, che è una multinazionale da almeno cento dipendenti e, a occhio e croce, qualche milione di dollari di fatturato. La «perla» di famiglia è il Palagio, tenuta di 350 ettari attorno a un palazzo del Cinquecento su di cucuzzolo del Chiantishire a pochi chilometri da Firenze. Uno spettacolo naturale e architettonico. Qui producono un grande extravergine molto pungente, un miele ricercato dagli intenditori e un vino che, nelle oltre centomila bottiglie dell’ultima annata, rivela una buona struttura e grande propensione a migliorare negli anni. Sting era qui insieme a propri musicisti l’11 settembre 2001 perché avrebbe dovuto registrare un disco dal vivo nella grande corte della sua casa. Poi accadde quello che tutti sappiamo e nel disco finirono le prove del concerto registrate la sera prima. C’era anche Trudie, quel giorno. Insomma loro due sono la foto perfetta di una coppia ideale (anche se molti sospettano che non sia così) che, sulle colline fiorentine ingiallite dal primo autunno, ricorda più i signori rinascimentali che le coppie rock’n’roll cui siamo abituati.

Siete una coppia da copertina, sempre sotto i riflettori. Affittando la vostra casa italiana non avete l’impressione che la privacy della vostra famiglia venga violata per l’ennesima volta? Non vi disturba l’idea che estranei entrino nei vostri spazi?

STING: «Non mi disturba per niente. Mi disturberebbe piuttosto l’idea di vedere questa casa tornare vuota e desolata come era prima del nostro acquisto. Poi mi piace il fatto che qualcun altro possa godere di queste bellezze e che ci sia gente che occupa questi spazi».

TRUDIE: «Penso piuttosto che la presenza di persone durante la nostra assenza aumenti l’energia della casa. Anche perché molto spesso Il Palagio viene affittato per celebrare momenti speciali di famiglia: matrimoni, annunci di fidanzamento, compleanni, anniversari. In questo modo, la tenuta finisce per essere legata inevitabilmente a eventi che rimangono unici, memorabili».

Mandare avanti la tenuta tutto l’anno richiede un grande impegno finanziario. E voi spesso siete in viaggio, o comunque lontani.

TRUDIE: «Sicuramente non potremmo pensare che uno staff come quello che lavora qui rimanga inattivo per mesi. Ed è anche per questo che la soluzione che abbiamo scelto, ovvero l’affitto temporaneo della tenuta, risolve tanti problemi. Del resto ultimamente, quando non viaggiamo, cerchiamo di trascorrere buona parte del nostro tempo a New York, lì ci possono raggiungere con facilità anche i figli. Quindi abbiamo meno occasioni per stare qui. E gli spazi toscani non possono rimanere abbandonati per troppo tempo».

Siete dei toscani adottivi. Che rapporti avete con la gente che abita qui? Spesso la fama ostacola i rapporti tra le persone.

TRUDIE: «Non è il nostro caso. Abbiamo un bel rapporto col vicinato. Proprio nel pomeriggio, per esempio, diamo una piccola festa per la comunità, brindiamo nel nostro Farm-Shop. L’invito non è ufficiale, è semplicemente il frutto del passaparola e di una tradizione che è ormai consolidata. Vengono i vicini di casa, i nostri collaboratori, quanti hanno reso possibile la realizzazione del Palagio. Anche Beppe, il vignaiolo storico, che ora è in pensione ma ci è sempre rimasto vicino».

Questa nuova esperienza d’affari cosa vi sta insegnando?

STING: «Che la natura richiede processi molto lunghi, computabili in anni. E la cosa è vera soprattutto se – ed è il nostro caso – si intende sviluppare un progetto sostenibile. Quando siamo arrivati qui, la terra era avvelenata, la casa in pessime condizioni. In pratica siamo ripartiti da zero. Abbiamo restaurato totalmente le case, ripiantato la vigna. Quanto lavoro…».

TRUDIE: «E finalmente nel 2007 è arrivato il primo vino. Volevamo crescere i nostri figli in un luogo che fosse puro, sostenibile, rispettoso della natura. Coco, la nostra terza figlia, era già nata in Italia, ma fino ad allora eravamo sempre rimasti in una casa in affitto, e a un certo punto ci siamo detti: perché non avere una nostra residenza stabile e sostenibile?».

Voi siete molto attenti al benessere sia del corpo che dello spirito. Come è possibile conciliare questi due aspetti della vita?

TRUDIE: «Ci fa piacere mangiar sano, mantenerci snelli, pensare alla salute del corpo. Fare yoga, movimento, ma anche meditazione».

STING: «E qui al Palagio è naturale meditare. Una cosa che mi fa star molto bene».

TRUDIE: «Salute e buona forma fisica sono sempre state parti integranti della mia vita. Ho iniziato col balletto a nove anni. Quindi sono passata all’aerobica, alla danza jazz, e dopo la nascita di Coco, allo yoga. Una buona forma fisica arricchisce la mente».

Il binomio di corpo e spirito va di pari passo con quello di amore e matrimonio. La vostra unione è solida, sempre un’eccezione nel mondo delle celebrità.

STING: «È pura fortuna. Non credo ci sia una formula magica, e infatti personalmente non riesco a dare una spiegazione razionale alla forza del nostro rapporto. Sono stato soltanto fortunato. Ci conosciamo da 35 anni e in tutti e questi anni ci siamo amati e divertiti… tanto divertiti (guarda maliziosamente Trudie, e scatta un pizzicotto».

TRUDIE: «Credo che in generale e in una coppia sia importate parlare, comunicare, spiegarsi. Io sono una buona comunicatrice, mi piace parlare, esprimere quello che provo e sento».

A proposito di comunicazione, questa volta politica e non personale. L’ex premier Cameron non è riuscito a convincere la Gran Bretagna a restare in Europa. Da inglesi cosa pensate della Brexit?

STING: «Siamo assolutamente contrari».

TRUDIE: «Siamo orgogliosi di essere europei».

Perché avete scelto l’Italia come rifugio? Voi siete spesso negli Stati Uniti e anche la California poteva essere un luogo dove mettere radici, sia in termini di vita che di investimento.

STING: «Non se ne parla neanche. L’Italia è unica. Unica sotto tutti i punti vista: storia, bellezze, atmosfera. È il Paese dove mi posso rilassare, così non ci riesco in nessun altro posto al mondo. Anche adesso, dopo il lungo tour: qui mi sento proprio bene».

TRUDIE: «E poi quando veniamo qui, cerchiamo di far nostre certe abitudini tipiche dell’Italia. I lunghi pranzi per esempio. Qui fuori c’è una quercia bellissima: sotto la sua ombra riusciamo a trascorrere anche tre ore e mezza mangiando, conversando, ridendo un po’ come fate voi qui in Italia. Provi a immaginare: a New York sarebbe impossibile».

Ma fare business qui non è facile. Tanta burocrazia, lentezze e inutili complicazioni. Dite la verità, non vi siate mai pentiti?

STING: «Mai. Qui ci divertiamo e basta. Il segreto sta nell’aver scelto un ottimo staff che ci dà una mano, Paolo Rossi per il management, Paolo Caciorgna e Daniel O’Donnel per i vini. Ci affidiamo totalmente a loro. Va da sé che di tutto ci prendiamo la parte migliore. Del resto, io ho competenze nel mondo della musica e Trudie in quello del cinema, era inevitabile che delegassimo, e possibilmente alle persone giuste. Qui vogliamo vivere soltanto momenti di piacere».

TRUDIE: «Paolo Rossi, per dire, è nato in questa proprietà, ne conosce ogni angolo. Ci siamo affidati a risorse locali, che conoscono il luogo e lo amano. Un team veramente brillante e affidabile. A proposito di gioie in Italia. Ci piace anche l’idea di vedere crescere il nostro Farm Shop dove vendiamo prodotti organici. Avevamo realizzato un progetto simile in Inghilterra quindi eravamo sicuri di poter replicare lo stesso successo anche da voi. Però all’inizio la certezza non c’era: sembrava una cosa un po’ esotica e stravagante. Ora che finalmente si è capito quanto sia importante la sostenibilità in cucina, questo nostro progetto è stato compreso».

Il vostro enologo, Paolo Caciorgna, dice che il vino è come un pezzo di musica già scritta. Un’opera che un tenore è tenuto a interpretare. Quale opera? E chi potrebbe essere il tenore?

STING: «Opera non saprei. Per il tenore direi Luciano Pavarotti».

TRUDIE: «Sì, una persona speciale. Abbiamo trascorso bellissimi momenti con Luciano. Ricordo quando mio marito cantò con lui Panis Angelicus, l’inno liturgico, per il primo dei concerti di Pavarotti & Friends, negli anni Novanta».

Il vino è un catalizzatore della creatività? Aiuta l’arte? A scrivere musica, per esempio?

STING: «Per quanto mi riguarda assolutamente sì. Aiuta la creatività. Basta non berne troppo».

TRUDIE: «Aumenta il buonumore e dà un tocco speciale ai momenti della nostra vita. Se crea una attitudine positiva, quindi sì, aiuta anche a creare».

Lei scrive musica al Palagio?

STING: «Sì, ho la mia sala d’incisione. Qualche album è nato proprio qui. Anche una parte dell’ultimo, il più rock che abbia mai scritto. È una sorta di raccolta di tutte le mie esperienze, ma ciò che lo contrassegnerà sarà il contenuto energetico. È sorprendente. E sorprendere è la cosa più importante in musica».

Anna Franini
Anna Franini
Anna Franini, giornalista di Forbes e il Giornale. Scrive storie di Leadership, Imprenditoria, Innovazione. Intervista fondatori di aziende miliardarie, Premi Nobel, Breakthrough, Academy Awards, Pulitzer, Pritzker.
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