HomeStorie di TerritoriTrieste torna ad essere il suo porto. Ma il cuore dell'imprenditoria pulsa...

Trieste torna ad essere il suo porto. Ma il cuore dell’imprenditoria pulsa tra Udine e Pordenone

on

|

views

and

comments

Il cuore dell’imprenditoria del Friuli Venezia Giulia pulsa fra Pordenone e Udine dove si concentra il 74% delle imprese attive nella regione, in tutto 88.590. Il 46,4 per cento sono in provincia di Udine, più un quarto in quella di Pordenone, il 17% a Trieste e il 10% a Gorizia.

A monte, un Friuli  laborioso e silenzioso. A valle, Trieste, la città di “ritrosa grazia”, cantata da Saba e raccontata da Svevo, crogiolo di nazionalità, religioni e ceppi linguistici diversi. Negli ultimi decenni Trieste ha vissuto di tempi gloriosi ma andati che ora in parte si riaccendono, la città si riprende il ruolo di crocevia tra oriente e occidente, punto d’arrivo di binari ferroviari, snodo strategico per l’integrazione delle reti logistiche e portuali d’Europa.

Trieste torna ad essere il suo porto, come accadde fino all’alba del secolo scorso quando brillò quale unico sbocco sul mare dell’impero asburgico. Rinnovato slancio che si deve in parte all’ingresso di HHLA (Hamburger Hafen und Logistik AG), operatore del porto di Amburgo che d’accordo con i soci Icop e Francesco Parisi ha acquisito una quota maggioritaria della Piattaforma logistica di Trieste: particolarmente attrattiva poiché collocata nel punto più settentrionale del Mediterraneo, dunque porta d’accesso al centro Europa. 

Trieste fa della multisettorialità il suo punto di forza. Per movimentazione totale di merci è l’ottavo porto in Europa e il primo in Italia, primo terminal petrolifero del Mediterraneo, nel primo trimestre del 2022 ha toccato il record storico di container via acqua che hanno poi preso la via dell’Europa, esito che ne conferma la vocazione all’intermodalità. E’ il primo scalo ferroviario d’Italia con 10.600 mila treni movimentati all’anno (tutt’uno con Monfalcone), 25 mila quelli previsti entro il 2026 grazie a più di 300 milioni di euro di investimenti: entro i prossimi quattro anni è atteso  oltre  1 miliardo di euro di finanziamenti fra privati (700ml potenziali) e pubblici (416 di fondi PNRR e 30 ml di Green Ports) destinati al Molo VII, alla piattaforma e Molo VIII, al Terminal Adria Port, Area Noghere, sviluppo ferroviario, sostenibilità (dati NordEst Economia Top 500). Uno scalo leader in tema di sostenibilità, oltre il 50% dei container e il 41 % dei semirimorchi prendono le vie dell’Europa Centro-Orientale attraverso i servizi intermodali superando così gli obiettivi stabiliti dall’Unione Europea per il 2030 e 2050 in tema di traffico cargo ferroviario.

Il porto va oltre i propri moli, il suo futuro non è il porto stesso è il mantra di Zeno D’Agostino, presidente dell’Autorità di Sistema Portuale di Trieste e Monfalcone. Manager nella top100 Forbes, è l’ancora di salvezza di una città sempre più chiusa in se stessa e in sofferenza, privata dei suoi talenti: in fuga. Il gran condottiero D’Agostino è impegnato a ridisegnare il modello di portualità che prevede lo sviluppo di aree industriali, punti franchi e interporti contigui al porto tradizionale. Del resto, colossi storici come Generali, Allianz, Fincantieri e Illy nacquero come emanazione del (fu) porto-emporio. 

Trieste è poi la capitale del caffè, tra le prime città ad ospitare le industrie di torrefazione e distribuzione della bevanda che tutt’uno con le sue botteghe spiccò tra i simboli dell’Illuminismo italiano. Su 33mila abitanti, nel 1815 già si contavano 38 caffettiere, tra cui il Tommaseo tuttora attivo. La filiera del caffè occupa 1/4 degli 8.652 addetti nel settore della Trasformazione alimentare del Friuli Venezia Giulia, una regione  che vive di vocazioni territoriali molto diversificate, si va dall’agroalimentare, al comparto della sedia e dei complementi d’arredo  di Udine, al settore degli elettrodomestici, mobili e pannelli a Pordenone.

Sono oltre 2mila le imprese attive nel comparto del legno-arredo, 1.441 a Udine e 791 a Pordenone con picchi nei comuni di San Giovanni al Natisone, Manzano, Premariacco, Pasiano di Pordenone, Brugnera. Le imprese di Pordenone-Udine esportano l’86% del cluster regionale il 54% Pordenone il 32% Udine. Dopo Treviso, Pordenone è la città italiana con il più alto tasso di esportazione di mobili italiani (pari al 9%). Come riferisce l’indagine condotta da Intesa SanPaolo, il  2021 è stato un anno record per il distretto Mobile e pannelli di Pordenone che ha toccato 1,2 miliardi di euro di esportazioni (+40,4% sul 2020 e a +34,4% sul 2019.). La Sedia e complementi di arredo di Udine, nonostante la ripresa sul 2020 (+16,4%), non è invece riuscita a recuperare i livelli del 2019 per le difficoltà del comparto contract; con 2.500 aziende mobiliere e 500 specializzate nella produzione di sedie è stato uno dei settori più colpiti dalle crisi avviate con il 2008 al punto che oltre un quarto delle aziende è stata cancellata, la sezione darwiniana ga avuto il suo corso. 

Il cluster agroalimentare del Friuli Venezia Giulia ha le sue punte nei vini e distillati e nel Parco agroalimentare di San Daniele del Friuli che comprende i comuni di Coseano, Dignano, Fagagna, Ragogna, Rive d’Arcano, San Daniele del Friuli e Forgaria del Friuli. Le tipologie produttive più importanti sono quelle legate alla produzione di prosciutto crudo, carni bovine, salumi e insaccati in genere, ai prodotti dolci e salati da forno, ai prodotti caseari, ai prodotti ittici e trota affumicata, ai prodotti biologici in genere, ai vini e distillati. Le imprese attive coinvolte nel settore degli Alimenti e Bevande nel Parco Agroalimentare di San Daniele al sono 74 (di cui 35 artigiane). Gli addetti totali che operano nelle localizzazioni attive del Parco Agroalimentare sono 1.185. L’export totale del settore Agroalimentare in Friuli Venezia Giulia al primo semestre 2021 è stato di 511,3 milioni di euro.

Nel complesso, il sistema distrettuale del Friuli–Venezia Giulia ha superato i 2,7 miliardi di esportazioni, con una crescita del +28,3% sul 2020 e del +15,5% sul 2019, sostenuto dalle performance dei distretti pordenonesi del sistema casa e degli elettrodomestici  con un+13,3% sul 2019. Il conflitto russo-ucraino ha acuito il problema dell’approvvigionamento dell’acciaio piano, proveniente dalle acciaierie di Mariupol in Ucraina, e la necessità di cercare altri fornitori più lontani da Brasile e Cina con aggravi dei costi della logistica. 

Anna Franini
Anna Franini
Anna Franini, giornalista di Forbes e il Giornale. Scrive storie di Leadership, Imprenditoria, Innovazione. Intervista fondatori di aziende miliardarie, Premi Nobel, Breakthrough, Academy Awards, Pulitzer, Pritzker.
Condividi il post
Tags

Da non Perdere

Lei è uno bravo! Federico Marchetti

Federico Marchetti (Ravenna, 1969) è una delle punte dell’imprenditoria digitale. Fondatore del Gruppo YOOX NET-A-PORTER (venduto per 6 miliardi a Richemont), ha portato la...

Ceramiche d’eccellenza

L’80% della ceramica di casa nostra viene prodotta in Emilia Romagna, con apice nella provincia di Modena tra Sassuolo, Fiorano Modenese, Formigine, Frassinoro, Maranello,...

Sì. Viaggiare …. viaggio

Dici Italia, aggiungi Belpaese, e nell’immaginario di tanti stranieri prende forma un’area: la Toscana, set di film, magnete di capitali stranieri, e di tale...

Articoli Recenti

Post Simili

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

error: