Il Ravenna Festival guarda all’imprenditoria mutuandone dinamismo e proattività. In breve, ha fatto un business plan di dieci pagine spiegando come potrebbe ripartire nella fase 2, da giugno. Sarà la commissione presieduta da Colao a decidere. E considerata che la task force che decide la ripartita delle attività è costruita perlopiù da sociologi, psicologi, antropologi che – supponiamo – hanno presente che di streaming si può pure morire…speriamo che il buon senso prevalga.
Lo Spettacolo dal vivo è morto. Si fa streaming e un gran parlare. Si criticano i discorsi di Giuseppe Conte che mai includono la parola musica, mentre i manager della cultura attendono la ripartenza nel segno dei “forse” e “sogniamo di”. Va bene discutere, meglio però avanzare progetti concreti come accade ormai da settimane nel mondo dell’imprenditoria. Che appunto ha riacceso i motori grazie a soluzioni di capitani d’azienda illuminati. Il paradigma dell’Italia Covid è luce dal basso vs penombra dall’alto.
Ma qualcuno ha rotto il ghiaccio. Ieri è arrivato sul tavolo del ministro della cultura una proposta concreta di musica dal vivo nella fase 2. L’ha formulata il Ravenna Festival, manifestazione nata 32 anni fa per volere di Cristina Muti, moglie del direttore Riccardo Muti. Ora la signora ne rimane l’anima però ha passato il testimone a Antonio De Rosa (sovrintendente ) e a Franco Masotti e Angelo Nicastro (direzione artistica). Il triumvirato ha rivoluzionato modi, tempi e strategie del Festival la cui partenza era prevista per il 3 giugno. Ne abbiamo parlato con De Rosa.
Se otterrete il semaforo verde, sarete la prima manifestazione di musica a ripartire.
Per la verità lo scopo non è vincere una gara. Anzi l’idea è quella di muovere tutta la filiera della musica. Il nostro è un caso di studio che potrebbe essere adottato da altri.
Partiamo dagli spazi. Cosa proponete?
La Rocca Brancaleone, fortezza del XV secolo, uno spazio all’aperto nel quale applicare quel distanziamento sociale che, combinato a un sistema di ingresso a turni e alla disponibilità per tutti di mascherine e gel igienizzanti, potrebbe diventare la chiave per la continuità nel mondo dello spettacolo dal vivo.
Quanti spettatori avrebbero accesso?
Duecentocinquanta. La Rocca è in un parco e questo consente di creare un percorso distanziato ed ordinato per i flussi di pubblico scansionati. Creiamo quattro settori e ognuno con un orario di ingresso. Ipotesi: il primo fra le 21.15 e le 21.30, il secondo fra le 21 e le 21.15, il terzo fra le 2045 e le 21 e il quarto fra le 20.30 e le 20.45. Tutte le persone coinvolte, dagli artisti al pubblico, squadre di emergenza, lavoratori della Fondazione dovranno indossare la mascherina chirurgica. Unica deroga al direttore d’orchestra ed ai musicisti degli strumenti a fiato, che solo durante l’esibizione potranno non indossarla.
Arriviamo all’orchestra. Come disponete i musicisti?
Il palcoscenico può ospitare un’orchestra di 62 elementi. I 36 archi sono a una distanza di 1 metro spalla/spalla con sedute orientate in semicerchio, mentre per i fiati si arriva a 1,5 metri e sono posizionati su tre alzate separate fra loro da una barriera di plexiglass. Sia durante le prove che per l’esibizione, l’entrata dei musicisti in palco deve avvenire uno per volta con distanza 1 metro dall’altro, secondo la logica della sistemazione più lontana dall’accesso. L’uscita sarà inversa all’entrata: usciranno per primi i musicisti più vicini all’ uscita dal palco.
Avete un’orchestra in casa, la Cherubini, fondata da Riccardo Muti. Attingerete a questa risorsa, corretto?
Assolutamente sì. Anzi. E’ stato proprio il nostro medico aziendale, che tra l’altro si occupa di aziende attive anche nella fase 1, a raccogliere il grido di dolore dei giovani della Cherubini. In questi giorni sono attivissimi con musica in streaming da casa, però hanno ricordato che vivono di streaming ma non vorrebbero morire di streaming.
C’è poi un grande artista a chilometro zero. Riccardo Muti. Sarà in cartellone?
Speriamo di poter mantenere gli impegni con il Maestro già in calendario nella versione originale del Festival. E’ il nostro sogno.
Altri nomi?
Il progetto è stato presentato solo ieri. Non appena abbiamo le date di partenza, formuliamo il programma con nomi che ovviamente non potranno più essere quelli previsti in fase pre-Covid.
Vi attiverete con streaming?
Sì, l’idea è quella di creare una webtv grazie alla quale diffondere i concerti nella Rocca e magari anche nelle basiliche di San Vitale e Sant’Apollinare Nuovo e in Classe, dove si potrebbe allestire un piccolo set registrando i concerti.
Vi state muovendo come un’impresa. E a quel mondo che avete guardato per uscire dall’immobilismo?
Abbiamo lavorato a stretto contatto con il nostro medico aziendale e l’architetto addetto alla sicurezza, quindi sì, ci siamo ispirati alla prassi delle aziende, alla Ferrari per dire.
Sarà dunque la commissione presieduta da Colao a vagliare il vostro progetto?
Esattamente.
Con lo streaming non si fa cassa. E neppure sono d’aiuto i 250 biglietti a serata. Come è sostenibile un Festival così?
Quest’anno perdiamo un milione di incassi e pure le donazioni degli sponsor che purtroppo sono in crisi. Siamo sostenuti dalle risorse pubbliche, anzi siamo grati al Ministero che ci conferma risorse aggiuntive. Per questo è nostro dovere far arrivare un segnale di speranza. Lo facciamo con questa proposta.