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PISTOLETTO e la Responsabilità dell’Arte

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Con opere entrate nella storia dell’arte, su tutte la Venere degli stracci, Michelangelo Pistoletto (Biella, 1933) sta contribuendo ad accendere i riflettori sull’arte contemporanea di casa nostra.

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Accade in una fase in cui il mercato della contemporanea gode di ottima salute con un fatturato mondiale in crescita del 17% e un indice dei prezzi che aumenta del 18,5% (Rapporto Art Price 2018). Sono l’arte del dopoguerra e l’arte moderna ad aggiudicarsi il 68% del valore globale del mercato, ma la contemporanea s’è comunque lasciata alle spalle i Maestri antichi e l’Ottocento.

Pittore, scultore e artista a tutto tondo, Pistoletto è il padre dell’Arte povera, è passato per i Plexiglas, gli Oggetti in meno, gli Stracci, le performance con Lo Zoo. E naturalmente i Quadri specchianti, il filo conduttore di sessant’anni d’attività. E proprio con una serigrafia del 1967 su acciaio lucidato a specchio (Uomo che guarda un negativo), Pistoletto ha toccato il record di oltre 3 milioni di sterline: così  il colpo di martello di Christie’s nell’autunno del 2017. Per la verità, nell’ultima decade sono decine le opere di Pistoletto ad aver superato il milione di euro. Lui, come reagisce? Sminuisce dicendo:

“Non sono molto alte  se le confrontiamo con quelle di tanti altri colleghi. Del resto, c’è chi gioca su questo,  utilizzando le aste come mezzo fine a se stesso. Per me quel che succede, succede. Non c’è nessuna spinta commerciale sul mio lavoro. Registro un interesse da parte dei collezionisti che hanno acquisito miei lavori, sono persone che hanno intuito che forse c’è qualcosa. Il mercato dell’arte esiste, non si può ignorare”, taglia corto.

Mariolina Bassetti, chairman di Christie’s Italia, sostiene che le “aste dedicate all’eccellenza italiana hanno aiutato molto a dare visibilità al nostro Paese.  Prima che iniziassimo le aste tematiche, lo stesso Pistoletto era nel novero degli artisti italiani di talento, ma non aveva ancora valicato i confini nazionali. Il cambio di passo lo si è avuto negli ultimi due decenni”. 

E’ Rudolf Stingel (1956, Merano) l’italiano vivente più quotato nonché il terzo più costoso in assoluto dopo Basquiat e Doig, dal 2007 ha collezionato 48 vendite milionarie. Ma al momento, ancora Bassetti, l’arte italiana offre un ottimo rapporto qualità-prezzo. “Se pensiamo a palcoscenici come New York e Londra dove vi sono opere vendute per centinaia di milioni, concludiamo che un artista come Pistoletto vada assolutamente preso. Io continuo a sostenere che l’arte italiana è ancora sottovaluta, complici le leggi d’esportazioni di opere che sono estremamente  penalizzanti per noi.  E’ dunque un ottimo investimento”. 

Costi, prezzi, mercato…un argomento tabù per Pistoletto, “non mi interessa questo mondo. Io sono felice se il mio lavoro è capito e amato. Non miro al successo economico o personale. Quel che conta è intervenire sul sociale”. Per questo è tornato a Biella, città natale, fondando la Cittadellarte, un laboratorio pluridisciplinare dove “ispirare e produrre un cambiamento responsabile nella società attraverso idee e progetti creativi”, spiega. Qui approdano giovani che una volta formati viaggiano nel mondo ed esportano la filosofia di Pistoletto tramite “ambasciate”, ad oggi 180: “sono realtà nate per germinazione spontanea, promosse da persone che avvertono un bisogno che si deve esplicare e trovano il mezzo e il modo per farlo, come se fosse una vocazione. E’ un modo per sentirsi partecipi e responsabili di quello che sta intorno”. Responsabilità è sempre più la chiave dell’atto creativo di Pistoletto: “nel ventesimo secolo, l’arte ha sviluppato un’attitudine massima alla libertà. Ma più sei libero e più sei responsabile, la libertà serve a prendere decisioni autonomamente il che comporta un aumento di responsabilità: non solo verso te stesso ma anche verso gli altri”.

L’ultimo marchio di fabbrica di Pistoletto è il Terzo Paradiso, contrassegnato da tre cerchi consecutivi dove i due laterali, la natura e l’artificio, portano a quello centrale: il grembo generativo della nuova umanità. Il Terzo Paradiso “non è un’opera d’arte individuale,. E’ un’attività condivisa, e il simbolo che la contrassegna è la formula della creazione: due elementi diversi, contrapposti e contrari, trovano nella loro composizione la  produzione di un terzo elemento centrale che non esisteva e supera la dualità”. Fra le opere individuali del 2019 c’è un autoritratto che porta scritto “io sono il robot. Il  robot sono io”. Ovvero? “Attraverso il robot  arrivo a vedere totalmente come sono fatto. Noi ora assumiamo una responsabilità di questo robot. Con la tecnologia, con la possibilità di riprodurre l’essere umano con robot abbiamo la possibilità di vedere come siamo fatti perché riproduciamo noi stessi. Facciamo macchine sempre più vicine a noi. Scienza e tecnologia forniscono uno specchio fisico dell’esistente. Il mio specchio è visivo, comprende quello che esiste, ma tecnologia è uno specchio fisiologico”.

Anna Franini
Anna Franini
Anna Franini, giornalista di Forbes e il Giornale. Scrive storie di Leadership, Imprenditoria, Innovazione. Intervista fondatori di aziende miliardarie, Premi Nobel, Breakthrough, Academy Awards, Pulitzer, Pritzker.
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