HomeStorie di InnovazioneCultura. Che impresa!

Cultura. Che impresa!

on

|

views

and

comments

Le imprese culturali e creative (ICC) d’Italia impiegano 1,5 milioni di persone. E producono tanta ricchezza: non solo per lo spirito. Valgono infatti 88,6 miliardi (96 in fase pre-Covid) tra l’altro da moltiplicarsi per 1,8 se si tiene conto dell’indotto generato

Su questi ed altri numeri – elaborati  da Fondazione Symbola – si è riflettuto a LuBeC, il cantiere della cultura da 18 anni a Lucca, occasione di dibattiti e confronti (318 i relatori) su un soggetto sempre più strategico.

Cosa sono le ICC? 

La mente va a musei, teatri, cinema…, comparti che nell’immaginario comune difficilmente vengono associati all’idea di impresa, salvo scoprire, per esempio, che il Teatro alla Scala ha  mille dipendenti e un bilancio di 115 milioni per 1/3 generato dalla biglietteria. E su tutto: quella delle ICC è una famiglia sempre più allargata, che fa capo alle imprese core cultura e alle creative driven. 

Le CORE CULTURA producono beni e servizi culturali per 48,6 miliardi e rientrano in sette aree:  

  • Patrimonio storico e artistico 
  • Architettura e design
  • Comunicazione 
  • Audiovisivo e musica
  • Videogiochi e software
  • Editoria e stampa
  • Performing Arts e arti visive

Le CREATIVE DRIVEN sono le aziende che impiegano i contenuti e le competenze culturali per accrescere il valore dei propri prodotti, un meta-comparto che genera 40 miliardi e nasce dall’alleanza del mondo della cultura con quello dell’imprenditoria. Un esempio: i freni in carbonio ceramico Brembo, che se non fossero freni sarebbero un’opera d’arte, come si disse quando s’aggiudicarono il premio di design Compasso d’Oro.

Chi sale?

Il settore dei videogiochi. Secondo IIdea, l’associazione dell’industria del gaming, nel 2021 si è registrato un giro d’affari di 2 miliardi e 243 milioni di euro, numeri festeggiati e indagati al Lucca  Comics & Games.

Dove si genera più valore? 

In Lombardia (23,8 miliardi), Milano, poi, è regina assoluta nella top 10 delle città che più di tutte ha un ruolo di primo piano nelle ICC. Alle spalle, ma a parecchia distanza, c’è il Lazio con un  valore poco oltre i 13 miliardi di euro.

Innovazione 

La rivoluzione digitale ha profondamente modificato il modo in  cui i beni culturali vengono prodotti e consumati. Innovare i processi, i fattori organizzativi, il grado di tecnologia delle ICC è dunque imprescindibile: lo chiede il mercato. Si registra infatti un boom di start up di settore, in risposta i parchi scientifici lanciano comparti d’accelerazione ad hoc per una tipologia di imprese fino ad ora non contemplata, su tutti il Science Park di Trieste. Si mobilitano le università, il caso del Polihub di Milano. E soprattutto si mobilitano fondi sempre più importanti: la società consortile Art-ER, con Regione Emilia Romagna e altri enti italiani, ha vinto il bando dell’Istituto Europeo di Innovazione e Tecnologia che mette in campo 150 milioni di euro, diluiti in sette anni, a sostegno delle imprese culturali e creative d’Europa.

Anna Franini
Anna Franini
Anna Franini, giornalista di Forbes e il Giornale. Scrive storie di Leadership, Imprenditoria, Innovazione. Intervista fondatori di aziende miliardarie, Premi Nobel, Breakthrough, Academy Awards, Pulitzer, Pritzker.
Condividi il post
Tags

Da non Perdere

Fra le maglie di Carpi

Dici Modena, e hai nell’orecchio il rombo dei motori e negli occhi la silhouette delle auto più belle e veloci del mondo, qui forgiate....

Nella valle dei microchip

Sicily Valley, Etna Valley, slogan, calembour nel segno di Sicily-silicio-Silicon, pioggia di proclami in quel laboratorio di politica che è sempre stata la Sicilia....

L’Emilia dei miracoli

Correvano gli anni del Positivismo, della fede nelle “magnifiche sorti e positive”. Parigi era il faro culturale d’Europa, benché capitale di un impero, il...

Articoli Recenti

Post Simili

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

error: