Nel 2008 il jazzista Herbie Hankock irritò la Steinway & Sons, la Rolls Royce del settore pianoforti. La causa? Un Fazioli…
“Per i Grammy Award di Los Angeles, Steinway non voleva che sul palco ci fossero i Fazioli, ma Herbie chiese espressamente un mio pianoforte”. E’ il ricordo di Paolo Fazioli (Roma, 1944), il fondatore dell’omonima azienda al suo quarantesimo compleanno, da sempre nella friulana Sacile, 10 milioni di fatturato, 150 esemplari l’anno, costi dagli 80 ai 160 mila euro sebbene si salga vorticosamente per i prodotti più esclusivi, quelli cuciti ad personam per facoltosi (e fantasiosi) committenti: si va da un pianoforte coperto d’oro 24 carati a uno rosso Ferrari.
Fazioli è il nostro pianoforte di bandiera: lo abbiamo visto il 2 giugno, alla destra del presidente Sergio Mattarella, per il discorso della Festa della Repubblica. È la Ferrari della tastiera, nelle sale da concerto, teatri e scuole che contano, dal Teatro alla Scala alla Cappella Paolina del Quirinale, dalla Fenice di Venezia alla Sala Čajkovskij di Mosca, fino Juilliard School di New York. È il manufatto dei sogni di ogni pianista. Se ne possiedi uno, i casi sono due: o disponi di buone risorse finanziarie e lo vuoi perché ormai è uno status symbol, oppure sei così affermato da poterti permetterti tale lusso.
Qui il link per proseguire la lettura dell’intervista a Fazioli dove si conoscerà:
- Il rapporto con Steinway & Sons che ha una storia di 160 anni.
- Quali sono i tempi di creazione di un pianoforte?
- Come è composto il mercato al momento straniero per il 90%