POLUNIN SERGEI

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Un Romeo omofobo all’Arena di Verona? Le associazioni gay della città sono insorte all’istante quando è stato annunciato che il 26 agosto l’Arena avrebbe ospitato la prima mondiale del  balletto Romeo e Giulietta con Sergei Polunin e Alina Cojocaru, nella coreografia di  Johan Kobborg.

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Lo spettacolo è stato  accolto con applausi lunghi 15′, da oltre  10mila spettatori.

L’indice puntato era contro il ballerino Polunin. In gennaio furono gli artisti dell’Opéra di Parigi a contestare il ballerino maledetto. Polunin è noto per le virtù d’artista e di bastian contrario, campione di volteggi e del politicamente scorretto. Corpo aereo e pollici pesanti, vedi i tweet  e Instagram contro la “pigrizia” degli obesi, le uscite sessiste e omofobe. S’aggiunga l’ammirazione per i politici come Trump a Putin. Per coerenza, s’è tatuato il volto di Putin sul petto: non male per un ucraino, fattosi – però – russo.

 

E’  un figlio tormentato del 1989,  infanzia di stenti, studi matti e disperati. Quel ragazzo è un portento, e a 19 anni diventa prima ballerino del Royal Ballet, il più giovane della storia della compagnia londinese. Ma le notti brave mal si conciliano con le ferree regole dell’atleta e dell’istituzione. Si dimette, lascia Londra, supera la fase trasgressiva e inizia la vita da freelance, con incursioni nel cinema (“Assassinio sull’Orient Express“ di Branagh) e moda. 

 Cosa prova quando la mente va agli anni bui?

«Ero un ragazzo, cedevo all’alcol senza pensare alle conseguenze. Sottovalutavo la situazione, però mi infastidiva sentirmi così confuso. Via via che riducevo alcol e farmaci mi sentivo meglio, la testa girava più velocemente e l’umore ne guadagnava. Bisogna fare attenzione a ciò che si mette in corpo».

Finirà nel corpo del passionale Romeo. Arriva solo ora a questo ruolo. Forse non lo sentiva del tutto suo?

«Ammetto che l’idea di fare Romeo non mi piaceva. Ma lavorandoci, mi sono ricreduto, anzi lo trovo un personaggio toccante, diverso da come lo intendevo. Ci sono momenti in cui la passione tocca temperature altissime, si arriva alla follia amorosa, ma per il resto la tinta prevalente è quella della commozione».

Quindi si sente a proprio agio.

«Il coreografo ha fatto un lavoro stupendo, ha infuso tanta freschezza in questa storia antica. Non si avverte noia».

A misura di millennial.

«Johan Kobborg rappresenta il balletto del futuro. L’idea di lavorare con lui mi ha intrigato subito, poi, strana coincidenza, 5 mesi fa da Verona mi chiesero di fare uno spettacolo. A quel punto la scelta è caduta su Romeo e Giulietta».

Però, come sa, a Verona c’è agitazione per i messaggi via social.

«Alcuni miei instagram hanno sollevato commenti aggressivi e un poco strani. Io non volevo offendere la comunità gay, volevo solo dire che in palcoscenico i ruoli maschili devono avere più virilità ed energia. Purtroppo ci sono stati malintesi, nella mia vita ne ho collezionati tanti. Sono un artista e in quanto tale sono aperto a tutti. Non puoi essere artista e sentire sentimenti di odio verso qualcuno».

Dirigerà il centro coreografico di Sebastopoli, in Crimea: terra che fu dell’Ucraina, luogo origine, ma che ora è tornato alla Russia, paese adottivo.

«Me l’ha chiesto il governo russo. Sono felice di partecipare alla nascita di un progetto che prevede scuole e teatri e che consentirà ai talenti locali di non dover andare per forza a San Pietroburgo o Mosca per studiare danza. Ora potranno rimanere in Crimea, accanto alle proprie famiglie, diversamente da quanto è accaduto a me. Per questo sono sensibile al tema».

A proposito di famiglia: quando ha visto sua madre per l’ultima volta?

«Mamma e papà saranno a Verona per il mio spettacolo. Non posso andare in Ucraina, però loro mi raggiungono dove mi trovo».

Ponti rotti definitivamente con il suo paese?

«Permangono problemi però ho sentito che l’attuale presidente è più aperto. Io ci terrei molto a rientrare».

Nel frattempo, in Russia ha creato la «Fondazione caritatevole Sergei Polunin per il sostegno e l’incoraggiamento delle arti».

«Voglio sostenere i talenti: io andai a Londra grazie a una Fondazione, la Nureyev. ricambio il gesto».

Tutto si muove in Russia, nel Paese governato dall’idolo Putin.

«L’ho incontrato una sola volta, abbiamo parlato poco ma con intensità. E’ un uomo che sprigiona tanta energia e sicurezza. Mi piace».

Prossimo tatuaggio?

«Al momento nessuno».

Chi ammira della danza italiana?

«Valentino Zucchetti, sarà Mercuzio all’Arena. L’Italia deve essere orgogliosa ad aver dato i natali a un artista così».

E di Roberto Bolle non dice nulla?

«È un modello per come è riuscito ad abbattere gli steccati, a portare la danza a tutti. Ha fatto un ottimo lavoro».

Anna Franini
Anna Franini
Anna Franini, giornalista di Forbes e il Giornale. Scrive storie di Leadership, Imprenditoria, Innovazione. Intervista fondatori di aziende miliardarie, Premi Nobel, Breakthrough, Academy Awards, Pulitzer, Pritzker.
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