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I marmi più belli del mondo

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Ta Verona e Vicenza si estrae e lavora il marmo dall’epoca romana. L’Arena, icona della città, è lì a ricordarlo. A un certo punto le pietre scaligere iniziarono a viaggiare e dunque a diffondersi per tutto lo Stivale, tutt’uno con la fama di abili scalpellini degli artigiani di lassù. Estrai ed intaglia, e si arriva al boom di produzione nell’Italia del secondo dopoguerra, quella che, dopo secoli di parsimonia e di magra, scopriva la gioia del consumo, e la mente va al carrello di Marcovaldo gremito di mercanzia (Italo Calvino). Il settore del lapideo conosceva una rapida industrializzazione che per sia saldava con le abilità delle leggendarie mani intelligenti di casa nostra. Proprio le abilità acquisite e tramandate di generazione in generazione che permangono il valore aggiunto dei prodotti lapidei forgiati nel nostro Paese. Qui sta la leva del successo, e per taluni sopravvivenza, di un settore dove la competizione sta diventando schiacciante. Perché l’Italia brilla sì tra i leader mondiali nell’estrazione e lavorazione della pietra naturale, però alle spalle della Cina che con Turchia e India copre più della metà della produzione globale. Si tratta di Paesi che svestiti i panni di fornitori dinamici ora indossano quelli di aggressivi concorrenti favoriti all’abbandonate disponibilità di materia prima, costi di produzione vantaggiosi e scarsa cura dei principi della sostenibilità. Un esempio: la quantità di scarto nella lavorazione della pietra è pari al 50% del materiale trasformato, e se in Italia in tema di smaltimento degli scarti vigono norme stringenti e costose per l’azienda, nei territori extraeuropei si agisce senza lacci, ergo costi suppletivi.

In quasi 70 città distribuite fra Verona e Vicenza si è venuto a costituire  il distretto del marmo e pietra con  4.355 addetti dei quali 4099 impegnati nella lavorazione e 256 nell’estrattivo. Si contano  535 imprese dedite al taglio, modellatura e finitura di pietre (370 a Verona e 165 a Vicenza), e 74 impegnate nella estrazione (33 a Verona e 41 a Vicenza), Il 48,8% sono società a capitale, il 24 individuali e 25% società di persone. 

Verona e Vicenza assieme coprono il 31% delle esportazioni italiane, con 378,5 milioni di euro nei primi 9 mesi del 2023, i primi tre mercati sono rappresentati da Stati Uniti, che assorbono il 24%, Germania e Francia.

Le imprese hanno dimensioni più significative di quelle del manifatturiero di casa nostra, per esempio le micro-aziende costituiscono solo il 66,9% del settore di contro all’80% che si registra nel manifatturiero. Dimensioni però non adeguate ad affrontare il nuovo scenario competitivo internazionale. 

Nel distretto sono ormai disponibili solo pochi, seppure pregiati, tipologie di pietra naturale, in testa il Marmo Rosso di Verona, che ha imperato nei palazzi della Serenissima, o il marmo di Prun che ritroviamo nella Piazza delle Erbe e, come si diceva, veste l’Arena. Nel vicentino prospera il marmo di Chiampo, quello prescelto da Donatello per La Deposizione di Cristo nella Basilica del Santo di Padova. Ormai da tempo, le imprese del distretto  attingono ad aree estrattive di tutta l’Italia ma soprattutto estere. La prima fonte di approvvigionamento è l’India seguita da Brasile e Sudafrica.

Queste nostre imprese gareggiano con i giganti (anche solo per dimensioni) del mondo, coinvolte in una competizione dove la spunta chi fa il salto dimensionale, il quale poi consente di fare innovazione e ricerca, giocando la carta del design. Lo si è visto all’ultimo Salone del mobile di Milano, v’erano aziende venete che esponevano meraviglie. Esploriamone  alcune.

Kreoo

Vicentina, è nata nel 2010 dall’esperienza di Decormarmi. Il nome si rifà alla Grecia classica, per intenderci quella  dell’acropoli voluta da Pericle con zenit nel Partenone, per la legge del contrappasso sbriciolato con un colpo di cannone proprio dai Veneziani nel 1687. Kreoo veste di marmo residenze private e spazi pubblici, dal bagno, ai tavoli, sedute, pavimenti e rivestimenti. Vanta pezzi ormai icone del design contemporaneo, come il lavabo Gong, la vasca Kora, marmoreo ellissoide sostenuto su una struttura metallica; le sedute per interni ed esterni Pave Stone, con base in marmo e scocca in larice lamellare; il tavolo Arcaico, con piano in marmo o legno che pare  sospeso su colonne cilindriche. Questo poiché Kreoo ha stretto alleanze con designer di classe, qualche nome: Enzo Berti, Marco Piva, Matteo Nunziati, Sebastiano Zilio, Christophe Pillet ed Alberto Apostoli.

Antolini

Fondata nel 1956, produce 4.500 metri quadrati di lastre al giorno, esportando in 182 paesi. Combatte la concorrenza (anche) a suon di brevetti, per esempio ha messo in campo una soluzione che protegge le superfici lapidee da macchie e corrosione causate da sostanze organiche a base acida o oleosa.

Ad avviare l’impresa furono Margherita e Luigi Antolini che affittavano un  vecchio laboratorio a Sant’Ambrogio di Valpolicella, patria dell’Amarone. Ma ritenuto quel luogo più consono al liquor di Bacco che alla propria attività, quattro anni più tardi si trasferivano nelle vicinanze del fiume Adige, a Sega di Cavaion, tuttora sede principale. L’anno chiave è il 1988 quando, dall’unione di tre diverse aziende, veniva fondata la ditta Eurotrading, estesa su 100mila mq, venivano poi acquisite le cave di Rosa Beta in Sardegna e Sarizzo Antigorio in Piemonte, così come veniva aperta la prima sede in Brasile. E’ stato un crescendo produttivo ma anche di consapevolezza della forza del marketing per cui è dal duemila che vengono rinnovati periodicamente gli show-room, con apice nello spazio espositivo del Luxury Village. 

Riva Marmi

Nasce nel 1995, suo spinta di Giuseppe Righetti, come produttrice di pavimenti e rivestimenti in marmo. Col passare degli anni si intensifica il commercio di lastre fino alla realizzazione di un reparto per la produzione di lavorati per l’arredamento. Riva Marmi corre nel mondo. Nel reparto borse dei grandi magazzini Selfridges di Londra, i mobiletti in marmo di Carrara Extra dallo spessore di un centimetro portano la firma di quest’azienda veronese. Avendo l’esclusiva del marmo Terre Toscane, Riva ha vestito docce, bagni, pure vascelli da 164 passeggeri occupandosi dei punti di ristoro.

Pistore Marmi

A Pistore tutto prese le mosse nel 1960 quando un giovanissimo Ferdinando Pistore, scalpellino e artigiano, oggi Presidente della società, fondava l’omonima azienda dove spiegano che tanta ispirazione viene dalle Ville Palladiane, emblema di armonia e compostezza: la Bellezza che ogni italiano ha negli occhi. “Il marmo lo si deve conoscere dentro, percepirlo e comprenderlo per poterlo trasformare e interpretare; per questo mi piace far incontrare il marmo, nei suoi aspetti più reconditi con i desideri dei miei clienti. E’ un’esperienza appagante, che mi porta a seguire ogni progetto personalmente” dice Noé Pasquale Pistore, seconda generazione. Ed ecco le boiserie in travertino, cucine in marmo Dark Emperador, bagni di lusso in Breccia imperiale, ma anche in Calacatta oro, caminetti con intarsi  perché in azienda non è stata archiviata quest’arte, anzi. A San Pietroburgo, Pistore ha firmato appartamenti degni di uno zar. Colonne in Verde Alpi arredano una biblioteca (monumentale) nell’Azerbaijan. Giusto un assaggio. 

Anna Franini
Anna Franini
Anna Franini, giornalista di Forbes e il Giornale. Scrive storie di Leadership, Imprenditoria, Innovazione. Intervista fondatori di aziende miliardarie, Premi Nobel, Breakthrough, Academy Awards, Pulitzer, Pritzker.
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