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Robot Valley – Nella Genova che fa e non dice

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Val Polcevera è termine talmente spigoloso e aspro che diresti uscito dalla penna di Eugenio Montale, l’aedo della Liguria. Genuinamente genovese, ma poco spendibile a livello internazionale, il nome è stato scalzato da “Robot Valley”, prescelto per identificare questa vallata genovese dove la robotica, in  alleanza con l’IA, sta proiettando nel mondo una città schiva, parsimoniosa e sobria, che fa ma non dice. E così, a un soffio dal nuovo viadotto Genova San Giorgio, risorto tra le  ceneri del Ponte Morandi, sta prendendo forma il distretto della robotica più significativo d’Europa, emanazione delle eccellenze del territorio: in primis, l’Istituto Italiano di Tecnologia (IIT), quindi l’Università, il Cnr, istituti di ricerca e un nugolo di aziende. Distretto che contribuisce a fare dell’Italia un’eccellenza nel campo della  Robotica e dell’Automazione, settore che conta oltre 104 mila imprese sparse lungo lo stivale, 429 mila addetti e un fatturato che nel 2023 è stato di circa 7.6 miliardi di euro. Siamo il terzo Paese al mondo per valore di esportazioni di robot industriali. 

L’epicentro di tale ecosistema, si diceva è l’IIT, fondato 21 anni fa con lo scopo di promuovere lo sviluppo tecnologico del Paese e l’alta formazione tecnologica, un lascito dell’asse Giulio Tremonti-Letizia Moratti. La Fondazione Istituto Italiano di Tecnologia, forte di due sedi all’estero e sedici in tutt’Italia, di cui cinque nella sola Genova, ha testa e cuore nel Center for Convergent Technologies (CCT), che rappresenta la più grande infrastruttura di ricerca all’interno della rete dell’Istituto ed è la sede dove, nel 2006, ha avuto inizio il progetto; quindi il Center for Human Technologies (CHT), che sviluppa tecnologie per la salute umana, la riabilitazione e l’interazione uomo-macchina; il Center for Joint Industrial Research (CJIR), lanciato nel 2020 e che ospita i laboratori di robotica industriale dell’Istituto; il Center for Robotics and Intelligent Systems (CRIS), dove vengono studiate e sviluppate le principali piattaforme di robotica dell’Istituto, il Center for Synaptic Neuroscience and Technology (NSYN), che si occupa dello sviluppo di tecnologie innovative applicabili nell’ambito delle neuroscienze. 

Riavvolgiamo il nastro. Nel 2005, Roberto Cingolani ne assumeva la direzione e con il 2006 venivano costruiti i laboratori avviando così l’attività scientifica. Nel 2011, la prima start-up dell’IIT (3Brain GmbH) nel campo delle neuroscienze,  nel 2017 altra start up – Movendo Technology – finanziata con 10 milioni di euro dal Gruppo Dompè, l’anno successivo BeDimensional, dedicata alla produzione dei materiali bidimensionali, avrebbe raccolto 20 milioni di euro di investimenti privati. Nel 2023, nell’area di San Quirico,  è stato inaugurato, il CRIS (Center for Robotics and Intelligent Systems), 12 milioni di euro di investimento per una struttura che ospita laboratori dove si sviluppano le principali linee di ricerca di robotica: dalla chirurgica alla industriale, che vuol dire dagli esoscheletri riabilitativi all’esplorazione spaziale. E’ nella sede di San Quirico che convergono le competenze dell’IIT in tema di Robotica, e se gli scienziati robotici dell’IIT sono 468,  “l’80% è concentrato in questo centro, con l’idea di fare massa critica”, spiegò Giorgio Metta,  attuale direttore scientifico, al taglio del nastro. 

Da due anni, nel distretto è stato lanciato  RAISE,  acronimo che sta per Robotics and Ai for Socio-economic Empowerment e che identifica un progetto dove la robotica si salda con l’IA a favore di uno sviluppo sostenibile socio-econonico, il tutto con la benedizione del PNRR e con esso di una dote da centodieci milioni di euro. Entro il 2025 verranno realizzati prodotti, servizi o prototipi nel campo della sanità, ambiente, vivibilità della città e porto attingendo alle competenze consolidate sul territorio, un progetto coordinato dal tridente IIT, CNR e Università di Genova. Si lavora per realizzare sistemi robotici, dispositivi e ambienti intelligenti per la cura della persona anche da remoto, tecniche per l’accumulo e la distribuzione di energia e sistemi di monitoraggio e prevenzione di rischi naturali e antropici per gli ecosistemi urbani, terrestri, marini e costieri. A  Genova, città-nave, è poi cosa naturale studiare  sistemi di monitoraggio e di simulazione, tecnologie robotiche e di IA per la logistica e la sicurezza in ambito portuale e marino. 

Nel frattempo  è stato creato RoboIT, primo polo nazionale per il Trasferimento Tecnologico della Robotica, su cui CDP Venture Capital, il fondo per l’innovazione di Cassa Depositi e Prestiti,  ha investito 40 milioni così come Pariter Partners, oltre a co-investire, supporta l’accelerazione imprenditoriale dei ricercatori, affiancandoli nelle fasi di sviluppo dei prototipi e durante la costituzione delle società, per sostenerne il percorso imprenditoriale. Gli attori del RoboIT sono, di nuovo, l’IIT di Genova, quindi l’Università di Verona e di Napoli  e la  Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

Tra le “creature” genovesi più eclatanti ricordiamo Pepper, il robot umanoide progettato per interagire con gli esseri umani; lanciato nel lontano 2014 dalla SoftBank Robotics è stato perfezionato all’Università di Genova, anche con un importante apporto della giovane Lucrezia Grassi. E già spopola in alcune Rsa italiane. Altro robot umanoide è AlterEgo, frutto del lavoro congiunto dell’IIT e del centro “E. Piaggio” dell’Università di Pisa: un robot open source dotato di due braccia che permettono la manipolazione sicura ed efficiente dell’ambiente circostante, può essere comandato da remoto e fornire assistenza domiciliare o in ospedale. 

L’anno scorso l’IIT ha celebrato i suoi 20 anni di attività con il robot umanoide ergoCub, frutto di un progetto triennale da cinque milioni in collaborazione con INAIL, riconosce visivamente oggetti e azioni, è in grado per esempio di ricevere e poi consegnare oggetti. ergoCub è e sarà utilizzato per favorire l’integrazione delle macchine all’interno dell’ambiente di lavoro.

In testa alle aziende operative nella Robot Valley svetta – per dimensioni e fama – Leonardo, attivo con la la sua rete di Labs. 

ReWing è una startup nata dalla ricerca IIT lanciata nel 2022 da Jacopo Zenzeri, Maddalena Mugnosso e Amel Cherif. E’ dedicata alla commercializzazione e allo sviluppo di dispositivi altamente tecnologici per la riabilitazione sensomotoria di pazienti con disabilità ortopediche o neurologiche. I primi prodotti di ReWing sono dispositivi robotici per la riabilitazione degli arti superiori. Grazie ad algoritmi di intelligenza artificiale, questi dispositivi si adattano automaticamente alle esigenze del paziente, garantendo il giusto equilibrio tra il livello di assistenza e la partecipazione attiva del paziente. La piattaforma software ReWing AI interconnette tutti i dispositivi ReWing per combinare ed elaborare tutti i dati provenienti dai diversi dispositivi per valutazioni e scelte terapeutiche complete e accurate.

Il team di Exsensia (altra startup nata dalla ricerca IIT) sviluppa, produce e commercializza software e strumenti flessibili e innovativi che consentano la programmazione intuitiva di sistemi industriali automatizzati o robotici composti da diversi sensori, dispositivi finali e robot multipli. Questa tecnologia consente l’utilizzo di diversi tipi e marche di sistemi robotici anche a utenti non esperti, semplicemente eseguendo il singolo software e algoritmo di Exsensia. Il team sta sviluppando una piattaforma software che può essere installata su qualsiasi PC industriale e gestita attraverso un’interfaccia web multipiattaforma da diversi tipi di dispositivi come smartphone, tablet e schermi tradizionali.

Fu David Corsini a fondare Telerobot Labs, poi acquisita (nel 2016) dal Gruppo friulano Danieli Officine Meccaniche che l’ha ribattezzata Danieli Telerobot Labs, ramo aziendale che progetta e ingegnerizza le macchine robotiche al servizio dell’industria siderurgica. Da Telerobot Labs sono usciti robot che bonificano edifici dall’amianto, che ispezionano i gasdotti nel mare a 2mila metri di profondità o i forni di fusione. Nel 2018 ha ricevuto il premio Innovazione Smau per aver messo a punto un guanto robotico per la riabilitazione della mano. Attraverso una semplice programmazione, il guanto muove le dita e accompagna i movimenti della mano adattandosi alle esigenze del paziente in riabilitazione attiva e passiva.

Anna Franini
Anna Franini
Anna Franini, giornalista di Forbes e il Giornale. Scrive storie di Leadership, Imprenditoria, Innovazione. Intervista fondatori di aziende miliardarie, Premi Nobel, Breakthrough, Academy Awards, Pulitzer, Pritzker.
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