Si narra che la bella Treviso venne risparmiata da Attila e che prosperò sotto i Goti e i Longobardi. Fu Comune fiorente, dunque corteggiato da un’infilata di Signori, ma alla sequela dei fidanzamenti a corto raggio preferì il sodalizio – non da pari a pari, noblesse oblige – con Venezia con la quale condivise le sorti fino all’Ottocento, dalla cessione all’Austria fatta dal gran barattiere Napoleone Bonaparte, alle battaglie risorgimentali. Si fregia di includere nella propria provincia la cittadina di Vittorio Veneto, sinonimo di rivalsa sul nemico.
Di lei – inoltre – si dice che fu “marca gioiosa” (a tavola) “et amorosa”; e di fatto oggi accoglie una bella rosa di ristoranti intriganti, quanto al secondo aspetto ricordiamo che diede i natali a Lorenzo Da Ponte, co-autore, con il sublime Mozart, di una terna di opere che valgono più di altrettanti trattati d’amore: Così fan tutte, Le Nozze di Figaro, Don Giovanni. Il primo mezzo secolo del Novecento la gaudente provincia sprofondò nella povertà, conobbe il fenomeno della emigrazione. E i Trevigiani – va detto – erano assai apprezzati per l’esser operosi, mansueti e di corpo robusto, così le cronache dell’epoca.
Archiviato il cinquantennio dei due conflitti mondiali, civile e una dittatura, Treviso ha cambiato pelle conquistando la palma di una delle province italiane più prospere e dalla vivace imprenditoria. Si contano 79.489 sedi di imprese che impiegano 324mila addetti il 15,7% dei quali opera in grandi aziende mentre il 36,9 % è attivo in imprese con meno di 10 dipendenti. Il 36,3% è impiegato nel settore manifatturiero, il 5% nell’agricoltura, il 15,4% nel commercio, il 20,9% nei servizi alle imprese, l’8,25 nelle costruzioni, il 6,4 nei servizi alle persone e il 6,6% nelle attività di alloggio e ristorazione. In tema di valore aggiunto: il 33% deriva dall’industria, a fronte di una media italiana che scende al 20%, il 2,8% nasce dall’agricoltura (2,2% la media nazionale) e il 57% dal terziario (media italiana al 72%). Il 93% delle aziende ha meno di 10 dipendenti, il 5,9% meno di 50 e solo lo 0,1% supera le 250 unità. Così la Camera di Commercio Treviso-Belluno Dolomiti su dati Infocamere, Istat e Intesa San Paolo.
Treviso ospita un bel quartetto di distretti.
In testa, quello dello Sportsystem di Asolo e Montebelluna, tra i leader mondiali delle calzature tecniche e ed articoli sportivi. Si fabbricano scarpe da sempre da queste parti, già nei secoli di dominazione veneziana vi operava la corporazione dei “calegheri” (calzolai). Storia antica e recente che ha trovato il suo scrigno nel Museo dello scarpone e della calzatura sportiva di Montebelluna che conserva oltre 2mila manufatti legati al mondo del design, della progettazione, dell’innovazione tecnologica e della produzione di settore. Tutto partì con lo scarpone da sci, abbracciando via via il segmento delle scarpe da calcio, tennis e basket. Attorno a colossi come Tecnica Group, Lotto, Rossignol Lange, quindi Geox e Stonefly, sono fiorite 249 imprese, più 56 filiali, che impiegano oltre 4.750 addetti. Aziende che sono parte attiva della rivoluzione 4.0, si va da Geox, che già in tempi non sospetti creò la scarpa respirante grazie all’uso di materiali di ultima generazione, a realtà più piccole come La Scarpa che si è inventata calzature biodegradabili in grado di decomporsi dieci volte più rapidamente di una scarpa normale una volta arrivate a fine vita. Così come Novation Tech è diventato leader europeo nella lavorazione e produzione di componenti in fibra di carbonio e materiali compositi per il settore dell’automotive, dell’aerospace, dello Sportsystem e dell’occhialeria.
Inox Valley
Fra Conegliano e Vittorio Veneto ha preso forma la cosiddetta “Inox Valley”, tale perché dedita alla lavorazione dell’acciaio inossidabile per elettrodomestici (Treviso è la numero uno in Italia per export di elettrodomestici), apparecchi per uso domestico e attrezzature per la collettività. Ad accendere la prima scintilla fu il gruppo Zoppas, per gemmazione nacquero i subfornitori diventati via via piccoli giganti e che a loro volta si sono aperti a nuovi settori, come le attrezzature da cucina, gli impianti per la preparazione degli alimenti e prodotti legati al mondo del cibo (macchine da caffè, friggitrici, ecc.), ma anche piccoli elettrodomestici (ferri da stiro, ecc.), ed impianti di condizionamento. Oltre a Zoppas Industries, allargatosi anche al settore dello Spazio, sono attivi grandi aziende come De Longhi, Electrolux, Falmec. Fra le PMI spicca Irinox, tra i leader nelle carpenterie per quadri elettrici in acciaio inox, che ha inventato un abbattitore rapido di temperatura ad uso domestico.
Nel distretto si contano 38 sedi d’impresa e 24 filiali produttive e distributive attive nella fabbricazione di apparecchi per uso domestico impiegando 3.700 gli addetti. Sono 75 le sedi d’impresa e 47 le rispettive filiali che operano nella fabbricazione di attrezzature di uso non domestico per la refrigerazione e la ventilazione.
Legno e Arredo
Altro cluster importante è quello del Legno Arredo che dall’area orientale di Treviso, la cosiddetta Sinistra Piave, sconfina nel Distretto Friulano del Mobile Livenza: intersecandosi. Si lavora agli arredi casa, ma anche ufficio e commerciali e di nicchia fino alla componentistica, imballaggi, infissi e serramenti, pannelli, pavimenti e semilavorati. Nell’area trevigiana si contano 898 sedi di impresa più 422 filiali. In questo distretto spiccano realtà universalmente note come Veneta Cucine, Gruppo Homes, Alf Group, Euromobil, ma anche gioielli di dimensioni più contenute come Eugenio Campo che ha brevettato la “Cantina di vini” a controllo domotico.
Prosecco
Si chiude con la nota frizzante che proietta, anche mediaticamente, Treviso nel mondo. Rientra infatti tra le terre del Prosecco, le bollicine più bevute al mondo. Il 54% degli ettari che concorrono alla produzione totale di Prosecco, una regione vinicola che si allarga ad altre città venete e del Friuli Venezia Giulia, si concentra proprio nel trevigiano che di ettari ne vanta 15.344 e imbottiglia circa il 50% dell’intera produzione (319,2 mln di bottiglie). Non solo, nel 2022 sono state 191,2 milioni le bottiglie (pari al 30% del totale) ad essere commercializzate con la menzione “Treviso” in etichetta. Otto bottiglie su dieci finiscono sul mercato estero, con gli Usa in testa alla classifica rappresentando il 24,6% dell’export (seguono UK 23%, Germania 8,8%, Francia 5,8%, altro 37%). E’ questa un’area da sempre vocata e consapevole che quella del vino non è un’arte, ma una scienza. Proprio a Conegliano nel 1876 prendeva forma la prima scuola enologica d’Italia, l’Istituto Cerletti, attiva ancora oggi. All’alba del Novecento qui si formò, per esempio, Tancredi Biondi Santi, tra i padri fondatori del Brunello di Montalcino.
Sommando i vari cluster Treviso totalizza 14,5 miliardi di esportazioni, equivalenti al 20% del Veneto, in nona posizione tra le provincie italiane che più esportano nel mondo, alle spalle di Milano, Torino, Vicenza, Brescia, Bologna, Firenze, Bergamo, Modena. I prodotti più esportati in assoluto sono i macchinari (quasi 2.3 miliardi di euro), quindi mobili (1.8 miliardi), elettrodomestici (1,5 miliardi), tessile e abbigliamento (1 miliardo), calzature (1 miliardo). L’export di bevande (829 milioni di euro) è riconducibile quasi esclusivamente alla vendita di vino ed in particolare di Prosecco.
La crisi del 2008, che tante morti seminò sul campo dell’imprenditoria italiana, anche qui ha lasciato un segno vivissimo. “Quanti vissuti, quanti racconti purtroppo anche tragici come suicidi hanno segnato le famiglie degli imprenditori locali“ narra Mario Pozza, presidente Camera di Commercio di Treviso – Belluno. “In molti – prosegue Pozza – per far fronte alle difficoltà hanno avuto la forza di rinnovarsi, di adattarsi ai cambiamenti del mercato e di investire in nuove strategie. La capacità di reiventarsi è stata una delle chiavi del successo per molte imprese. In tanti hanno saputo cambiare repentinamente settore di produzione abbandonando ciò che non era più richiesto dal mercato aprendosi a nuove proposte di prodotti e servizi”.
Oggi, anche qui non mancano imprese impegnate riportare i Italia la produzione che negli anni era stata dislocata nel mondo, così come hanno compreso che piccolo è bello solo quando la prospettiva è di crescere: “molte imprese hanno scelto di crescere attraverso acquisizioni e fusioni, consolidando il loro mercato e diventando più forti e accrescendo la velocità nel rispondere ai mercati” (Pozza).