Il direttore d’orchestra Riccardo Muti lancia un appello a Mario Draghi. Lo fa dal Teatro Regio di Torino dove sta provando Così fan tutte, in streaming dall’11 marzo.
«Che sia una persona straordinaria non si discute. Però aspettiamo che ci comunichi quali sono i piani. Io aspetto che dica una parola forte, decisa e veramente risolutiva del problema della cultura. In questi giorni si fanno nomi di ministri ma non si menziona mai quello della Cultura. Vorrei che si moltiplicassero le orchestre. Dagli antenati abbiamo ereditato teatri bellissimi: chiusi da un secolo e mezzo, e allora riapriamoli, diamoli in gestione ai giovani musicisti. Va bene che si apra una nuova strada nel campo sanitario, sociale, economico, ma lo stesso vale per quello culturale», dice.
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Muti è il testimonial più autorevole dell’Arte di casa nostra. Un marchio di prestigio tanto che negli Usa dove il valore produce profitto, è a lui, direttore della Chicago Symphony, che viene riconosciuto il compenso più alto (3,5ml dollari l’anno in fase pre-Covid). E solo lui, nell’Italia della musica classica, può realizzare registrazioni in proprio: Così fan tutte va sul sito del Regio, ma poi sarà on-demand su quello personale del Maestro che ne detiene i diritti. Un Maestro 4.0.
Muti difende l’Italia degli artisti: basta esterofilia, facciamoli lavorare, è il messaggio. E dà l’esempio con Così fan tutte di Mozart-Da Ponte, italiano dalle masse artistiche del Regio ai cantanti solisti, con picco in Eleonora Buratto, alle scene di Leila Fteita. La regia è della figlia Chiara, («ha studiato con Strehler, disegna benissimo»). E recentemente è uscito un libro, Attraverso, della fotografa Silvia Lelli, dedicato proprio alle produzioni firmate da Chiara Muti (Seipersei editore).
Riccardo Muti difende, poi, la lingua italiana, inquinata da anglicismi. E non solo: «A Chicago sentii un politico dire Michael-engelo riferendosi a Michelangelo. La cosa mi fece rabbrividire».
Essere al Regio di Torino in questo momento è un segnale di vicinanza a un teatro che vuole risollevarsi dopo il buio che ha per sigillo il commissariamento. Nella buca d’orchestra si parla di «un momento di luce insperato». E si spera nel ritorno.
Muti è il volto dell’arte italiana, in casa e all’estero. Per questo accade che gli appelli possano andare a buon fine, l’infuriata del Maestro alla notizia di figuranti nell’Ariston per il festival di Sanremo, mentre i teatri erano chiusi agli spettatori, sparigliò le carte: “li ho stesi”, il commento. Il più delle volte, però, “quando dico queste cose, mi viene in mente il mio insegnante di matematica. Ero un asino in questa materia, e a ogni sua domanda, io non rispondevo. E lui commentava: “Interrogato il morto”. Infine torna a chiedere di riaprire i teatri: “perché i grandi magazzini sì e i teatri no? C’è forse un bieco disegno per uccidere la cultura occidentale?”